Bluetongue in Maremma, l’esperto: come si diffonde e gli effetti sugli animali
Luigi Liberti (Sanità animale Asl): «La malattia viene veicolata tramite la puntura di un insetto»
MANCIANO. «La Bluetongue non si trasmette all’uomo e non ha effetti sulla carne e sul latte delle pecore». Lo spiega a Il Tirreno il dottor Luigi Liberti, direttore sanità animale Usl Toscana sud est. Liberti ha costantemente sotto controllo la situazione della malattia Bluetongue che sta colpendo gli allevamenti della provincia di Grosseto e anche quelli fuori provincia. I suoi numeri, però, rispetto a quelli dati aIl Tirreno dagli allevatori, sono decisamente minori.
«Ci risultano 15 pecore morte – dice – e il fatto che ci sia questa discordanza nel numero dei capi morti ci preoccupa perché le pecore che muoiono devono essere segnalate. A noi tutti questi capi morti non risultano. Abbiamo isolato i focolai e fatto controlli mirati negli allevamenti entro 20 chilometri dai focolai». A parte la difformità dei numeri, la malattia c’è e sta colpendo alcuni allevamenti. Liberti ha spiegato come questo ceppo del virus sia più virulento rispetto a quello che lo scorso anno fece la sua apparizione nel territorio orbetellano, ma debellato molto velocemente.
«Si trattava del Btv4 e furono subito trovate le misure per fermarlo, mentre adesso – spiega Liberti – il sierotipo è il Btv8. La Bluetongue – spiega il direttore della sanità animale – è una malattia infettiva non contagiosa: non si trasferisce da animale ad animale e non infetta l’uomo né contamina le carni o il latte dell’ovino colpito. È trasmessa da un insetto vettore che punge la pecora e le trasmette la malattia. La Bluetongue colpisce ovini, caprini e bovini con una differenza: in quest’ultimi difficilmente se ne vedono i sintomi. Negli ovini invece la lingua diventa blu (da qui il nome), sopraggiunge un tremore per la febbre alta, gli occhi diventano sporgenti e può sopraggiungere anche la morte».
Quello che sta colpendo ormai dal mese di ottobre le pecore del mancianese è quindi un sierotipo più virulento che trova sponda anche nel clima. «Le temperature alte per il periodo – aggiunge Liberti – favoriscono la proliferazione di questi insetti. Basterebbe un abbassamento della temperatura e tutto rientrerebbe, speriamo avvenga presto. Per il momento, gli accorgimenti per contenere la malattia, oltre a quella di segnalare gli animali che stanno male o che sono morti in modo che siano analizzati, sono quelli di utilizzare repellenti, cercare di evitare tutte le condizioni favorevoli alla proliferazione di questo insetto che però – precisa – capisco non siano semplici in un ambiente come quello delle stalle e degli allevamenti che, seppur puliti, avranno sempre una pozza d’acqua dove gli insetti trovano vita. Altro modo per contenere la malattia è senza dubbio la vaccinazione».
I vaccini, però, ammesso che adesso ce ne fossero in numero sufficiente, non hanno effetto durante la malattia ma potrebbero essere iniettati alle pecore sane. «Dipende dalle case farmaceutiche – dice Liberti –, la Regione Toscana se ne sta occupando. Credo siano l’unico metodo per contrastare la malattia e i nuovi vaccini non hanno nulla a che fare con quello che 20 anni fa causò molti problemi. Adesso sono diversi e potrebbero essere somministrati per difendersi dalla malattia il prossimo anno». La Bluetongue arriva dal sud Africa ed esiste dal 1600. In Europa e nei paesi asiatici è arrivata nel 2005.
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