Grosseto, parto ad alto rischio a causa di un fibroma: l’intervento e il lieto fine
Protagonisti dell’operazione l’équipe dell’Uoc Ostetricia e Ginecologia e altri specialisti dell’ospedale Misericordia di Grosseto
GROSSETO. Un parto complesso e un lieto fine. Grazie allo straordinario lavoro dell’equipe dell’Uoc Ostetricia e Ginecologia del Misercordia di Grosseto e di altri specialisti per prevenire eventuali complicanze.
Cosa è successo
Le preoccupazioni dei medici riguardavano la presenza di un grosso fibroma dell’utero che sbarrava la strada alla nascita per le vie naturali. I fibromi sono infatti causa di forte sanguinamento e possono comportare anche la necessità di asportazione dell’utero al parto qualora l’emorragia non sia risolvibile. Al buon esito si è giunti grazie ad un lavoro preventivo, la gravidanza è stata attentamente seguita dall’ambulatorio di Patologia ostetrica con la collaborazione di Gabriella Malagnino, Nathalie Conti, Cinzia Orlandini e Alice Cannoni.
Il monitoraggio e l’intervento
Le professioniste hanno visto un incremento delle dimensioni del fibroma durante la gravidanza che da una dimensione trascurabile aveva raggiunto i dieci centimetri: alla 37esima settimana una massa così grande impedisce la discesa della testa fetale. Le specialiste si sono attivate, per l'esecuzione di un taglio cesareo, con l’anestesista Pietro Liotta, la Coordinatrice del Blocco Operatorio Ostetrico Ida Tuccillo e il Coordinatore Infermieristico del Blocco Operatorio Gianluca Bardi per l’utilizzo della macchina del recupero sangue. Una procedura eseguita dall’equipe ostetrico-infermieristica di sala operatoria. Presente inoltre il direttore della Uoc Radiologia interventistica Massimo Pieraccini per l’assistenza in caso di emorragia.
«Tutto è filato liscio – dichiara la direttrice della Uoc Ostetricia e Ginecologia, Rita Puzzuoli – ringrazio per l’aiuto al delicato intervento le dottoresse Emma Bellone e Cristina Rizzo con cui insieme abbiamo effettuato l’intervento di taglio cesareo, la macchina recupero sangue ha funzionato ripristinando un terzo di sangue perso e non c’è stato bisogno della Radiologia interventistica. La dimostrazione che un’attenta pianificazione degli interventi complessi consente di raggiungere ottimi risultati».