«Dita dilaniate dal petardo»: le testimonianze choc sul 15enne ricoverato a Careggi
Il caso a Grosseto: «Era rimasta solo una parte del pollice» racconta uno dei soccorritori della Misericordia
GROSSETO. I soccorritori si sono trovati di fronte a una scena drammatica quando hanno visto il 15enne, cui era esploso il petardo in mano, sotto choc vicino all’arco di Porta Corsica a Grosseto. Perdeva sangue, cercava di reggersi il braccio ma «ormai l’arto era andato. Di cinque dita era rimasto solo il pollice». La mano era stato dilaniata da un petardo. Il ragazzo è ricoverato a Careggi. Erano le 1,20 della notte tra il 31 dicembre e il 1° gennaio quando sul posto si sono precipitati gli operatori della Misericordia, già in servizio in zona.
Questo il loro racconto al Tirreno.
Il racconto
«Eravamo in piazza Dante in servizio per il 118 – racconta uno di loro – quando è venuto un signore a chiamarci: “Si è fatto male un ragazzo, correte!”. Le nostre ambulanze erano già davanti a porta Corsica. Siamo corsi e abbiamo visto un ragazzo che stava male, si teneva il braccio. Lì per lì non abbiamo capito subito cos’era successo, poi abbiamo visto il sangue e iniziato a mettere a fuoco. Una signora urlava: “Ha perso la mano! !”. Il ragazzino era cosciente ma accasciato, come se stesse per rimettere. C’era qualcun altro accanto a lui per sostenerlo. Quando siamo arrivati non perdeva più sangue, presumo ne avesse già perso in abbondanza, viste tutte le tracce a terra. Lo abbiamo adagiato per evitare che svenisse, poi l’abbiamo fatto salire in ambulanza per fasciarlo».
I soccorritori hanno visto bene la ferita, essendo stati i primi a intervenire, a tamponarla e fasciarla. Purtroppo il botto aveva fatto saltare la mano. «Era rimasta solo una parte del pollice – racconta uno dei soccorritori della Misericordia – Le altre quattro dita erano state portate via dal botto. Anche il resto dell’arto era messo molto male». Era la prima volta che il soccorritore si era trovato di fronte a una scena del genere. In un tempo “zero” lui e i colleghi hanno saputo reagire tempestivamente. «Abbiamo utilizzato i kit che abbiamo a disposizione in ambulanza per fermare l’emorragia», in primis il tourniquet, laccio emostatico di emergenza. Purtroppo lo scoppio aveva già dilaniato la mano. Attorno al ragazzo c’erano due equipaggi con 5 soccorritori della Misericordia, nelle vicinanze sostavano i due mezzi di soccorso dove sono stati fatti salire non solo il 15enne ma anche altri giovani che erano rimasti feriti. Lo scoppio è stato tremendo. «Il rumore si è sentito ben distinto anche in piazza Dante, come se fosse esplosa una bombola del gas». Come sia successo tutto questo sarà oggetto di accertamento. Quale tipo di petardo fosse, se fosse illegale, quale la provenienza e perché sia scoppiato in mano al ragazzino.
Un uomo – chissà se il padre – si è rivolto al 15enne chiedendogli in maniera concitata (riferendosi al petardo) : «Dimmi chi te l’ha tirato», nell’ipotesi che qualcuno glielo avesse scagliato addosso. Un’altra versione è che il giovane avesse raccolto a terra il botto inesploso, che poi gli è deflagrato in mano. Intorno al giovane ferito, verso le 1, 30 si è accalcata una gran quantità di gente per capire cosa fosse successo. C’era anche la fidanzata del 15enne. «Ditele che la amo», ha detto il ragazzo ai soccorritori del 118 mentre lo caricavano in ambulanza.
Ci sono tre telecamere
Il botto è scoppiato davanti all’occhio di tre telecamere. Una al varco di porta Corsica, l’altra all’incrocio tra piazza Gioberti e via Mazzini. Una terza accanto a un’agenzia di viaggi. Sono dell’amministrazione comunale. E sono tutte funzionanti. Insomma l’area è stata sicuramente ripresa, le immagini potranno far luce sulla dinamica. Per terra è rimasta una scia di sangue. Il luogo dell’esplosione è stato davanti al Caffè nazionale, a pochi metri dal varco, di fronte a un muro. Da lì il giovane si sarebbe divincolato verso l’hotel Bastiani.
«Dati negativi»
L’assessore alla sicurezza Riccardo Megale riflette sull’impennata dei numeri negativi, che a livello nazionale si riverbera sul fronte locale. Una sorta di bollettino di guerra diffuso dal Dipartimento di pubblica sicurezza. I feriti in Italia sono stati 274, di cui 12 da armi da fuoco e 262 da fuochi d’artificio. I ricoverati sono stati 49. «Dati in aumento di oltre il 50%», fa notare Megale – rispetto all’anno scorso. Insomma un aumento di questi episodi e una vendita di questa merce. «Rispetto alla mia generazione – dice Megale – negli ultimi anni questa brutta moda era scomparsa; si tratta di capire come è ripartita e iniziare a fare una promozione contraria.
Credo che ci dobbiamo interrogare un po’tutti», chiude l’assessore ricordando due episodi: il recente incendio di un cassonetto in via Saffi, legato forse allo scoppio di un petardo, e il rogo a Monte Argentario, in cui la notte di san Silvestro un mortaretto ha mandato a fuoco 7 motorini danneggiando un palazzo.
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