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il lutto 

Una vita per il marmo, muore a 101 anni il maestro Rustighi

Nicole Terribile
Una vita per il marmo, muore a 101 anni il maestro Rustighi

Arrivato in Maremma appena ventenne dopo la guerra ha continuato a lavorare fino a 96 anni con la nipote Silvia

05 maggio 2022
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GROSSETO. Una vita quasi eterna, un po’ come quella del marmo. Nato all’inizio degli anni Venti, il grande marmista Fulvio Rustighi ha vissuto per più di un secolo. Ma il 3 maggio è venuto a mancare a 101 anni.

Nonostante l’età, non si era mai fermato. Ha continuato a guidare e a lavorare fino a pochi anni fa. Fulvio era babbo (di Elvia e Franco), nonno e addirittura bisnonno. «Ha vissuto una vita piena di esperienze, sia belle che brutte», racconta tra le lacrime Serena Boni, una delle nipoti.

Rustighi era originario della provincia di Massa Carrara. Proveniva da una famiglia di marmisti. Poco più che ventenne, fu arruolato tra le fila dell’esercito italiano per combattere durante la Seconda guerra mondiale. Fu inviato in Africa, dove venne fatto prigioniero.

«Diceva sempre di essere stato fortunato – racconta Silvia Rustighi, anche lei nipote di Fulvio e marmista di sesta generazione – perché gli americani erano stati buoni con lui. Adoravano gli italiani perché sapevano cucinare, per questo li trattavano bene». Rimase prigioniero per due anni.

Una volta finita la guerra, l’allora ventenne carrarese tornò nella sua città natia. Lì, però, non c’era lavoro e così approdò a Grosseto, in cerca di fortuna. E la trovò.

«Iniziò a lavorare per la marmifera del Galloni – racconta ancora la nipote – E siccome era bravo lo fecero capo cantiere. Ha lavorato lì fino alla pensione».

Da giovane era alto un metro e novanta, poi il tempo che passa gli ha rubato qualche centimetro. Chi l’ha conosciuto lo descrive come un uomo buono, che ha sempre dato, senza mai chiedere niente in cambio e senza mai lamentarsi. Suo figlio Franco decise di seguire le sue orme: dapprima lavorò nella stessa azienda del padre, poi decise di aprire una marmifera a Caldana. «Mio padre ebbe alcuni problemi con il suo socio e così mio nonno decise di rivestire i panni di marmista e di tornare al lavoro per aiutarlo», continua Silvia, anche lei entrata a far parte nell’azienda di famiglia nei primi anni 2000.

Franco, però, è morto nel 2008, a soli 54 anni. La figlia Silvia racconta che poco prima di morire chiese all’anziano padre Fulvio di prendersi cura dei suoi figli, e ai suoi figli di prendersi cura del padre. E infatti, nonostante il dolore, Fulvio è rimasto vicino alla nipote e ha continuato a lavorare nella marmifera di famiglia.

«Vedere nonno lavorare era incredibile. Nessuno riusciva a credere che un uomo di 90 anni riuscisse a sollevare lastre di marmo intere – racconta Silvia – Ha smesso a 96 anni, quando si è reso conto che ero in grado di cavarmela anche da sola. Un giorno mi chiese se avessi bisogno di lui. Gli risposi che potevo farcela anche da sola, ma che mi faceva piacere averlo con me. E quel giorno smise. Sapeva di avermi insegnato tutto ciò che sapeva». Ma Silvia è convinta che se fosse rimasto, lei avrebbe potuto imparare ancora tante cose da lui. I funerali oggi alle 15,30 nella chiesa di San Giuseppe.

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