L’allarme
Scoperta una scultura inedita che ritrae Brunelleschi: quanto vale e dove verrà esposta
Firenze, si tratta di una testa in terracotta ed è stata acquistata dall’Opera di Santa Maria del Fiore
FIRENZE. Ci sono voluti ben 700 anni ma finalmente la scultura che ritrae il volto di Filippo Brunelleschi è stata scoperta e verrà esposta. Acquisita dall’Opera di Santa Maria del Fiore per 300mila euro, si tratta di una testa in terracotta modellata senza l’ausilio di un calco, plasmando un compatto blocco di argilla quasi pieno da Andrea di Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano (1412 - 1462), figlio adottivo e unico erede di Brunelleschi, all’indomani della morte del padre.
La scoperta si deve agli storici dell’arte Giancarlo Gentilini e Alfredo Bellandi che hanno identificato in questa scultura il modello realizzato dal Buggiano, risalente al febbraio/marzo del 1447, per il busto marmoreo del Brunelleschi destinato al monumento commemorativo nel Duomo di Firenze a lui affidato dagli Operai dell’Opera di Santa Maria del Fiore. Secondo gli storici, la scultura risulta coerente con i dettagli che descrivono l'aspetto fisico di Brunelleschi: «Si tratta di un ritratto 'al vero', considerando che Brunelleschi era notoriamente “piccolo di persona e di fattezze” (Vasari 1568), e le misure del volto (forse leggermente ridotte dal consueto ‘ritiro’ dell’argilla) sono sostanzialmente equiparabili a quelle che si ravvisano nella maschera mortuaria in gesso e nell’effigie marmorea, ma rispetto al calco facciale l’immagine, ora priva della contrazione del rigor mortis, assume proporzioni più armoniche, il volto è quasi iscrivibile in una sfera».
Si tratta di una delle più antiche effigi in terracotta esistenti, che costituisce anche una significativa testimonianza della rinascita di un genere, quale fu il ritratto scultoreo, tra i più rappresentativi del nuovo spirito dell’Umanesimo. Inoltre la scultura si presenta come una scoperta eccezionale perché sono rarissimi i ritratti del Brunelleschi coevi o di poco successivi alla sua morte. La testa, rinvenuta tra gli arredi di una dimora storica dell’area fiorentina sarà esposta in mostra per poi entrare a far parte della collezione del Museo dell’Opera del Duomo solo dopo il restauro, necessario in quanto seppur integra, a parte un’unica lacuna nel mento, che una vecchia, maldestra integrazione in gesso fa sembrare più estesa, presenta diffuse scalfitture e residui di una velatura gessosa e tracce di varie stesure pittoriche, una con apparenti tonalità naturalistiche e almeno due di colore bruno, forse per simulare il bronzo, posteriori al restauro del mento.