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Basket/serie B

Verso Herons-Mestre, il doppio ex Maguolo: «Due piazze di grande tradizione»


	Stefano Maguolo in maglia Panapesca con Mario Boni alla sua destra (foto pagina Montecatini Sporting Club Amarcord)
Stefano Maguolo in maglia Panapesca con Mario Boni alla sua destra (foto pagina Montecatini Sporting Club Amarcord)

Domenica 5 maggio al via i playoff per l’A2 al Palaterme di Montecatini. Intervista all’ala della Panapesca e della Sharp a fine anni Ottanta

03 maggio 2024
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Montecatini. Mestrino di nascita e montecatinese d’adozione. Per Stefano Maguolo il quarto di finale playoff di serie B Nazionale tra Herons e Mestre – con gara-1 e gara-2 in programma domenica 5 maggio alle 18 e martedì 7 maggio alle 20,30 al Palaterme – è una specie di derby del cuore. Il basket non lo segue più come prima, ma «mi racconta tutto il mio amico Mario Boni» dice, con cui arrivò a Montecatini nell’estate del 1985. Al secondo anno in rossoblù, Maguolo fu protagonista della promozione in A2 col canestro da dietro la metà campo di Andrea Niccolai a Perugia, poi un’ottima stagione nella Sharp 1987-88, prima del salto in A1 che lui però fece con le maglie di Trieste e Pistoia (dopo quello da giovanissimo con Mestre). Per poi chiudere la carriera con Massa e Cozzile e Monsummano, fare famiglia e restare in Valdinievole anche nella seconda vita, quella da consulente finanziario. Atletico ed elegante, con buone mani anche dalla media. Era già moderno negli anni Ottanta.

Montecatini e Mestre, due piazze con tradizione in cui è tornato l’entusiasmo. In qualche modo si somigliano? «Hanno entrambe un grande tifo che affonda le radici in tante stagioni di gloria del passato. Sono due piazze importanti del basket italiano, che hanno saputo rialzarsi e ritornare a un ottimo livello, nelle quali la gente vive il basket con una passione forte e duratura. Mi fa molto piacere che in entrambe sia tornato l’entusiasmo dopo alcuni anni difficili, anche per la mancanza delle possibilità economiche che c’erano prima: a Montecatini col deus ex machina Vito Panati (che però adesso segue con interesse oltre ad essere partner degli Herons con l’hotel Croce di Malta, ndr) e a Mestre con Pieraldo Celada, morto prematuramente in un incidente stradale».

Se le sarebbe mai aspettate due squadre rossoblù ai vertici della serie B? «Sono contento che ci siano due squadre forti in serie B ed entrambe ai playoff, conoscendo la categoria è un traguardo importante. Tuttavia, come tanti altri m’interrogo sul perché in un contesto dalle risorse comunque limitate ci siano due realtà anziché una sola, come magari servirebbe per ritornare quanto prima a fare il derby con Pistoia che invece vedo sta andando alla grande».

Già, Pistoia che lei portò in A1 per la prima volta nel 1992. «Mi beccai qualche insulto perché fui il primo a passare il Serravalle, però a Pistoia stetti benissimo. In questi giorni mi hanno chiamato gli Untouchables per invitarmi alla festa per ricordare quella promozione in A1. Rivedrò volentieri Claudio Crippa, Matteo Lanza, Ron Rowan che nel frattempo è diventato il nuovo presidente, e tutti gli altri. Quello per il basket italiano e toscano era un momento straordinario. Pistoia quest’anno centrando i playoff ha fatto un capolavoro, ma guardando anche a Livorno dove ho giocato con la Libertas e alla stessa Montecatini, c'è un nuovo Rinascimento cestistico».

Qualche ricordo con le maglie di Mestre e di Montecatini? «Ho avuto la fortuna di iniziare la mia carriera a 16 anni con la Superga Mestre salendo poi in A1, dopo lo scudetto Cadetti vinto assieme ad Andrea Forti. A Montecatini sono riuscito ad esprimermi al meglio dopo un periodo in cui passavo di società in società (Brindisi, Bologna, Varese) senza trovare spazio. Poi mi misi in mostra con la squadra delle Forze Armate in B grazie alla fiducia di un emergente coach Sergio Scariolo. Gino Natali mi vide e mi prese, furono anni stupendi. Vincevamo quasi sempre, nonostante la difesa fosse abbastanza eterea riuscivamo a fare qualche punto più degli altri. Il Maso (coach Massimo Masini) non faceva grossa fatica (ride, ndr). Ed eravamo anche un gruppo coeso».

Per gara-3 gli Herons si sposteranno al Taliercio, è un palazzetto che mette in soggezione? «Io l’ho inaugurato il Taliercio, era anche difficile giocarci perché ancora non c’erano materiali che attutivano il rimbombo. Poi hanno sistemato. In effetti non è mai facile vincere lì». Ma insomma, alla fine chi tifa? «Saranno sicuramente partite belle da vivere e da vedere. Sono nato a Mestre ma tifo per Montecatini, perché è la città che mi ha accolto e nella quale vivo da tanti anni, anche se abito a Monsummano. Poi Mario è legato agli Herons, un motivo in più».

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