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Pescia, vigile del fuoco morto a 50 anni, la straziante lettera della moglie: «Vi racconto cosa mi mancherà di lui»


	A sinistra Samuele e la moglie Stefania, a destra l'uscita del feretro dalla cattedrale (Foto Paolo Nucci)
A sinistra Samuele e la moglie Stefania, a destra l'uscita del feretro dalla cattedrale (Foto Paolo Nucci)

Nel giorno dell’ultimo saluto a Samuele Del Ministro, stroncato da un malore fatale, centinaia di persone si sono riunite in cattedrale: dall’altare le parole commosse della compagna di una vita

03 maggio 2024
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PESCIA. Centinaia di persone e un silenzio assordante carico di dolore e incredulità. La sirena che risuona nel piazzale della cattedrale all’uscita del feretro. I colleghi con la testa bassa e il volto solcato dalle lacrime. E la lettera della moglie, che trattenendo a fatica il pianto ricorda dall’altare chi era suo marito. Nel pomeriggio di venerdì 3 maggio Pescia si è riunita per l’ultimo saluto a Samuele Del Ministro, il vigile del fuoco morto per un malore a 50 anni. Si è sentito male a Torino, nella caserma in cui prestava servizio da alcuni mesi, in attesa di rientrare, a breve, in forza al comando di Pistoia. 

La tragedia

Samuele è stato stroncato da un malore fatale nella notte tra domenica 28 e lunedì 29 aprile. La tragedia si è consumata nella caserma dei vigili del fuoco del distaccamento Lingotto: un malore improvviso ha colpito Del Ministro, che era capoturno, mentre si trovava nella sua camerata. In quel momento infatti la sua squadra non era impegnata in alcun servizio. I primi soccorsi sono arrivati proprio dai colleghi, un aiuto qualificato dunque, che ha potuto contare anche sull’utilizzo del defibrillatore, mentre parallelamente veniva dato l’allarme al 112. L’uomo è stato quindi trasportato d’urgenza all’ospedale delle Molinette, dove, dopo lunghissimi tentativi di rianimazione, ai medici non è rimasto altro da fare che dichiararne il decesso. Samuele Del Ministro aveva da poco compiuto 50 anni e lascia due bambini e la moglie Stefania Berti, insegnante di lettere all’istituto agrario Anzilotti, dove la notizia ha destato dolore tra colleghi e studenti.

La lettera della moglie

Nella cattedrale di Pescia, venerdì 3 maggio, in occasione del funerale, la moglie del vigile del fuoco morto ha letto una lettera dall’altare. «Per la prima volta in vita mia, trovare le parole non è facile. Io e Samuele ci conoscevamo già da ragazzini, alle scuole medie Giusti. Come tanti amici che oggi sono qui. Non ci siamo più visti per tanti anni, ma nel dicembre del 2002 – racconta Stefania Berti –  lo incontrati per caso a Pescia, lui lavorava già a Torino. Il pezzo di strada che abbiamo fatto insieme, lungo 22 anni, inizia e finisce a Torino. Nel mezzo ci sono state tante cose: una convivenza, un matrimonio, due figli, tanti amici, tanti viaggi, gioie e dolori e l’amore incondizionato per il lavoro, che ci univa». Poi la moglie racconta un aneddoto: «Di tutte queste cose ne voglio raccontare una, successa tanti anni fa, che racconta molto di Samuele. Eravamo a piedi su viale Garibaldi, non ricordo se i bimbi erano già nati, o se c’era Diego piccolino. C’era una donna che urlava, perché il cane era finito nel fiume, in acqua, nel rullo, vicino alle fontane che si illuminano. C’era un sacco di gente sulla riva che stava a guardare. Lui non ci pensò neanche un secondo, scese giù e tirò fuori il cane esanime, lo salvò. In questi 22 anni non c’è mai stato un momenti in cui – di fronte a un’ingiustizia o un pericolo personale – Samuele si sia fermato sulla riva a guardare. È sempre sceso in acqua. Poche settimane fa – racconta ancora la moglie del 50enne stroncato da un malore –  ha aiutato un capotreno a far scendere dal convoglio un passeggero molesto che rischiava di essere pericoloso per le persone presente, a Torino, e qualche anno fa invece ha convinto a salire in auto con la figlia un anziano malato di Alzheimer. Non è mai rimasto sulla riva a guardare, è sempre sceso in acqua. Sono sicura che se lo chiedessi a tutte le persone che oggi sono qui, avrebbero tutti almeno una storia come queste da raccontare. Non è difficile innamorarsi e voler bene a una persona come Samuele, profondamente altruista e generosa. Il difficile sarà fare a meno della sua presenza, in quella quotidianità piacevole che era la nostra vita». Infine Stefania Berti parla di un altro lutto personale che ha vissuto prima di quello di Samuele: «Pochi mesi fa ho perso un’altra persona cara, alla quale volevo molto bene, in modo improvviso. E al suo funerale ho sentito citare il verso di una poesia che spiega bene cosa siano 22 anni con una persona. Sono milioni di scale che si scendono insieme, dandosi il braccio, e il vuoto che si sente quando quelle scale bisogna imparare a farle da soli. Sono le calamite sul frigo, ricordi dei tanti viaggi che abbiamo fatto. Sono le sue ciabatte vicino alla porta, che si metteva quando tornava da lavoro. Sono la felpa che gli rubavo, sono il caffè americano, che beveva e piaceva solo a lui. Sono le cose del calcetto che lasciava in garage da lavare. Fateci sempre caso ai segni della presenze di coloro che amate nelle vostre case, perché se c’è qualcosa di unico e sacro è proprio quello. Con gratitudine e affetto per le persone che sono qui oggi, grazie a tutti». Poi un lungo applauso. L’ultimo saluto collettivo a Samuele Del Ministro. 

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