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Il caso

Morto dopo una lite al concerto dei Subsonica: colpito da un secondo pugno. Ecco com’è stato ucciso il 47enne

di Matteo Leoni
Morto dopo una lite al concerto dei Subsonica: colpito da un secondo pugno. Ecco com’è stato ucciso il 47enne

Sono due gli indagati per l’omicidio avvenuto al Mandela Forum il 12 aprile

04 maggio 2024
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FIRENZE. È stato raggiunto non da uno solo ma due pugni Antonio Morral’operaio residente a Pistoia, di 47 anni, aggredito nella notte tra il 12 e il 13 aprile intorno alle 23 mentre usciva dal Mandela Forum di Firenze alla fine del concerto dei Subsonica. In base alle indagini, il destro sferrato dal quarantanovenne Senad Ibrahimi, difeso dall’avvocato Luca Maggiora e sottoposto a fermo di indiziato di delitto con l’accusa di omicidio preterintenzionale in concorso, non sarebbe il solo colpo che ha raggiunto la vittima. A partecipare all’aggressione è stato anche un ventottenne fiorentino, già noto alle forze dell’ordine, anche lui finito da subito sul registro degli indagati.

Secondo la ricostruzione della squadra mobile della polizia, coordinata dal pm Alessandro Piscitelli, Ibrahimi si piazza alle spalle di Morra, sulle scale del Mandela Forum, in posizione più alta rispetto a lui. Poi carica un destro e lo colpisce con violenza alla nuca. Morra perde l’equilibrio. E qui arriva il secondo colpo, non inquadrato dal video delle telecamere di sorveglianza che era stato acquisito nell’immediatezza dei fatti dagli investigatori. Mentre cade riceve un secondo cazzotto, all’altezza del fianco. A sferrarlo, secondo l’accusa, sarebbe stato proprio il ventottenne fiorentino. L’uomo, come il quarantanovenne, lavorava come facchino al Mandela, per conto di una ditta esterna. Anche lui avrebbe preso parte all’aggressione. Resta per il momento il giallo su quale dei due colpi sia risultato quello fatale.

Intanto Senad Ibrahimi resta in carcere a Sollicciano. Il tribunale del riesame di Firenze ha respinto il ricorso presentato dal suo legale. Stessa fine ha fatto l’istanza di scarcerazione presentata dal difensore direttamente al gip. Il legale del quarantanovenne aveva contestato la sequenza degli eventi quale è stata tratteggiata dalla procura sulla base dei video ripresi dalle telecamere di sorveglianza. In base alla ricostruzione dell’accusa, Morra si trova sulle scale del Mandela e inizia a discutere con un gruppetto di nove persone, tutti dipendenti di una ditta esterna alla struttura e addetti allo smontaggio del palco Tra loro c’è anche Ibrahimi. In questa fase, secondo gli inquirenti, Morra potrebbe aver estratto un coltellino dalla tasca puntandolo contro gli addetti. È a questo punto che uno dei componenti del gruppetto gli si piazza dietro. L’uomo –identificato dagli inquirenti come Senad Ibrahimi – inarca il corpo, carica il destro e lo colpisce violentemente alla nuca. Si sentono delle grida, Antonio Morra vola a terra. «Posso solo dire – aveva spiegato l’avvocato Maggiora – che dalla consulenza che abbiamo fatto fare sono emerse delle lacune sui video, sia sull’acquisizione che sullo svolgimento dei fatti». Il riferimento è proprio al secondo colpo, quello sferrato dal ventottenne a Morra mentre sta già cadendo a terra dopo essere stato sbilanciato dal primo pugno. La difesa aveva chiesto la scarcerazione di Ibrahimi anche sostenendo l’assenza del pericolo di fuga. Una considerazione che però non è stata condivisa né dal gip né dai giudici del tribunale della libertà.

 

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