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Derubato su Spotify: come funziona il furto online e il caso del cantante toscano

di Sara Venchiarutti
A sinistra il cantante toscano vittima del raggiro
A sinistra il cantante toscano vittima del raggiro

La denuncia di Andrea Lovito, in arte Ance: «Ho scritto anche a un pool di avvocati specializzati in diritto d’autore per capire se agire per vie legali»

03 maggio 2024
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EMPOLI. Quando gliel’hanno segnalato è rimasto senza parole anche lui. Eppure è tutto identico: la melodia, con un ritmo solo un po’ rallentato, i testi. Pure la voce è la sua, alzata di tono. I titoli dei singoli poi sono o gli stessi o cambiati con sinonimi inglesi – il brano “Musicopoli” diventa “Music city” – o con delle assonanze. Cambia solo il nome dell’artista: di certo quello non è il suo, che sarebbe invece l’originale.

Il furto

Pochi i dubbi per il cantautore e musicista empolese Andrea Lovito, in arte “Ance”: qualcuno ha “rubato” le sue canzoni. Un “furto” singolare perché sarebbe avvenuto nel mondo digitale delle piattaforme streaming. «Qualcuno ha preso le mie canzoni, le ha modificate e le ha caricate su Spotify utilizzando un altro profilo», spiega Ance, che da 11 anni abita a Firenze ma è nato a Empoli. E ora il cantautore vuole capire cosa è successo: «Pensavo fosse qualcosa di più comune, ma confrontandomi con amici e colleghi sono rimasti tutti esterrefatti».

La soperta

Casuale la scoperta: «Pochi giorni fa un mio amico – racconta – mi scrive dicendomi che per caso su Spotify gli erano usciti in riproduzione dei brani identici ai nostri ma solo modificati, aumentanti nelle tonalità e ridotti nel ritmo (bastano dei programmi gratuiti e semplici da usare), pubblicarti a nome di altri due artisti». Nel “mirino” sono finite anche le canzoni dell’album uscito nel 2011, “Professionisti nel campo”. E così, ad esempio, “L’attaccatore di manifesti” è diventato “Editore di poster”. Sul suo profilo Facebook, dove ha segnalato il fatto, ci sono i link delle canzoni paragonate alle tracce modificate. «Per prima cosa – spiega Ance – ho fatto la segnalazione dell’autore su Spotify. E all’inizio mi sono detto vabbè, mi basta cancellare i profili illegali». Poi però Lovito ha visto meglio i profili. «Se avessero avuto poche visualizzazioni – spiega – avrei pensato a dei bot, invece ogni traccia si aggira tra i 48mila e i 51mila ascolti totali, circa 200 quelli mensili. I miei brani, gli originali, sono sotto i mille ascolti totali. Qualcuno sta lucrando sulle mie canzoni e forse sta facendo la stessa cosa con chissà quanti artisti, approfittando magari della minore popolarità. Questo non è un profilo hackerato, sembra un furto vero e proprio, un’appropriazione indebita». E non è una questione di soldi. «Se devo calcolare in euro le loro visualizzazioni – sottolinea – non parliamo di cifre altissime, circa 100 euro. Però mi ritengo offeso: le mie canzoni sono state maneggiate senza autorizzazione. Ho sempre messo dignità in quello che faccio».

Vie legali

Ecco perché, aggiunge, «ho scritto anche a un pool di avvocati specializzati in diritto d’autore per capire se agire per vie legali». Insomma, difficile passarci sopra per il musicista, “approdato” nel 2018 sulle piattaforme di streaming con tutti i suoi cinque album fatti dal 2002 al 2013. Di certo senza immaginare un fatto del genere.


 

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