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Il rapporto Irpet

Nautica, meccanica e farmaceutica trainano la Toscana: determinanti le grosse multinazionali

di Ilenia Reali
Nautica, meccanica e farmaceutica trainano la Toscana: determinanti le grosse multinazionali

La forte crisi del settore moda viene riequilibrata dall’export record dei medicinali

22 aprile 2024
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FIRENZE. I numeri, freddi, dei report Irpet quasi annoiano se non fosse che tracciano, talvolta anticipano, quello che accadrà nelle nostre vite e, soprattutto, nei nostri portafogli. È il caso di quello sull’export, elaborato dai ricercatori Leonardo Ghezzi e Tommaso Ferraresi, che racconta di una Toscana a due velocità. Non quella classica, però, della Costa e dell’entroterra. Qui a confrontarsi in un up&down di risultati sono i settori forti della nostra regione con il settore moda che per tutto il 2023 ha scricchiolato mentre farmaceutica, meccanica e nautica sono cresciute con percentuali a due cifre. Una tendenza confermata anche nei primi mesi del 2024 con la conferma di tanta incertezza per i mesi che arriveranno. E una consapevolezza: a fare il bello e il cattivo tempo sono due manciate di grosse multinazionali che esportano miliardi e che influenzano numeri e indotti. E che stanno trasformando pesi e contrappesi dell’economia regionale.

Nel consuntivo del 2023 emerge una prevalenza di segni negativi, diffusamente distribuiti tra la maggior parte delle principali produzioni regionali. A soffrire, innanzitutto, sono state le specializzazioni del comparto moda. Dalle calzature, ai filati, passando per i prodotti in pelle e la maglieria, la contrazione si è fatta via via più forte nel corso dell’anno. Positiva, invece, la performance sui mercati internazionali della gioielleria, su cui ha peraltro inciso il trend di crescita del valore dell’oro registrato anche nel corso del 2023. In sofferenza anche molte produzioni di base, come i prodotti chimici, quelli dell’industria cartaria e gli articoli in gomma e plastica. L’unica eccezione significativa tra questo tipo di specializzazioni è rappresentata dai prodotti della metallurgia di base (+13%), spinti dalla ripresa delle vendite estere che ha caratterizzato il polo siderurgico di Piombino. In flessione, tra le specializzazioni legate al Made in Italy, anche l’export di mobili e dei prodotti legati alla filiera del marmo. Una modesta espansione ha invece caratterizzato le vendite estere dei prodotti agricoli e di quelli dell’industria agroalimentare. Specialmente per questi ultimi, tuttavia, la dinamica a prezzi correnti sconta ancora la pressione inflazionistica esercitata sui costi intermedi nel corso dell’anno, specialmente per il settore legato all’olio.

I contributi positivi alla crescita delle esportazioni, se il 2023 si è chiuso positivamente per l’export toscano molto è dovuto alla dinamica espansiva delle vendite dei prodotti farmaceutici (+40,9%). Le esportazioni di questi ultimi sono raddoppiate tra il 2021 e il 2023; addirittura triplicate prendendo a riferimento il 2019. Molto positiva anche la dinamica delle vendite estere di macchinari, trainata dalla performance di quelle per impieghi generali (+24,7%). In crescita, infine, anche le esportazioni di mezzi di trasporto, grazie all’exploit dei prodotti della nautica (+24,8%) e di quelli della camperistica senese (+35,6%), e nonostante la contrazione dell’export dei prodotti dell’industria ferro-tramviaria (-28,9%).

«Abbiamo assistito a un rallentamento delle esportazioni che deriva da condizioni esterne ed è difficile capire quanto sia strutturale o congiunturale», dice Leonardo Ghezzi, vice direttore di Irpet e uno dei due autori del report. «La Toscana avendo settori dinamici, come il farmaceutico, il comparto meccanico, pur essendo rallentata ha fatto meglio della media italiana e di altre regioni. Ha conservato esportazioni positive pur essendoci un quadro molto eterogeneo. Da sottolineare ora è l’andamento della pelletteria che ha sempre avuto ottime performance e che invece ha un dato non positivo. Una situazione preoccupante anche perché la scelta di una grande azienda, è emerso in modo chiaro, può influenzare tutte le altre. La farmaceutica è diventata un asset importante e così, come è avvenuto per la meccanica, è ormai parte importante della nostra filiera economica tra l’altro con reti internazionali che la rendono competitiva a differenza di altri settori tradizionali che invece faticano a stare sui mercati perché c’è da fronteggiare Paesi che non danno garanzie ai lavoratori come diamo in Italia e che va considerato un valore».

Un altro elemento di analisi da tenere in considerazione è anche la destinazione della nostra merce. «L’Europa, il vecchio continente, ha un’economia che sta rallentando pesantemente», conferma Ghezzi. «Un elemento da sempre di traino e che ora manca mentre si confermano segnali positivi dai mercati asiatici».
 

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